La Settimana Santa al Santuario del Ss. Crocifisso

Andare da Gesù…
di Gianni De Simone

Articolo pubblicato sul quotidiano "La Provincia" il 20 aprile 1984

Sono un cattolico, non praticante purtroppo o, debbo confessare, poco praticante. La mia Fede è un “dono” ricevuto direttamente dalle labbra di mia madre. Ho cominciato da bambino, per quel che ricordo, a sentirmi fiero di questa mia Fede e da anni vado, ogni giorno, rinnovando quelle preghiere, le più semplici, che mia madre mi insegnò.
Non sono bigotto né odoro di sacrestia. Mi va bene credere, insomma. E nel mio credo ci metto ogni “Giovedì Santo”, cioè ogni anno, il “bacio del Crocifisso”. Da quando abito e vivo a Como questo mio “bacio”, questo mio incontro diretto con Gesù lo rinnovo alla Basilica del Crocifisso, quella grande di viale Varese. Trovo sempre, ogni Giovedì Santo, quell’oretta per dedicarmi a Gesù. Ed entro nella grande basilica dopo essermi mischiato fra la gente delle bancarelle […].
In un mondo che sembra vuoto di speranza, la basilica è piena di gente. E queste centinaia di persone si rinnovano sempre. Due “code”, due colonne che salgono verso l’altare maggiore. Ed è, quando si è in “coda”, che nasce la devozione. C’è, di solito, un sacerdote che recita preghiere, c’è gente che risponde alle preghiere del sacerdote. Ma “essere in coda” è già stare in preghiera. Perché, a piccoli passi, lo sguardo sempre al Crocifisso, è come “andare da Gesù”.
In questa attesa si srotolano le vite, i racconti delle vite. Mi guardo attorno, vicino a me, davanti a me, dietro di me, ci sono tante persone: donne, uomini, ragazzi. Unite da un filo sottilissimo ma fortissimo, resistente. Un filo che segna lo “spessore della Fede”. Insomma, voglio dire che c’è, e ce n’è tanta, gente che crede. Gente che porta a Gesù una speranza, che prega per una persona, forse chiede per  se stesso. Ma indovinando i pensieri di chi ho vicino, quasi tutti chiedono per gli altri. Per una persona cara, per una famiglia, per un sorriso da far tornare. Tutto questo lo chiamo devozione. Preghiera come richiamo antico per un sempre nuovo racconto.
Quando si arriva davanti a Cristo ci si sente sereni. Come se Gesù avesse già messo pace nei cuori. A tu per tu con il Crocifisso ci sono quasi duemila anni di speranze, di attese, di doni, di preghiere. Si ritira un’immagine, si riceve una benedizione. Si prenotano messe per non dimenticare quelli che non ci sono più. Anche questa è devozione. Devozione come una lacrima. Quando ho finito il mio giro nella basilica, prima di uscire, mi metto in un angolo e leggo la preghiera dell’immagine […].
Quando esco dalla basilica il cielo è azzurro di un azzurro festoso. Su, nel cielo, c’è un palloncino colorato che se ne va. Sicuramente c’è un bimbo che piange perché dalla manina gli è sfuggito il filo del palloncino. Siamo in molti a seguire il volteggiare del palloncino. Siamo tutti sorridenti. Perché nel cuore c’è rimasto il piacere di aver ritrovato un momento di preghiera, per chi non c’è più, per chi ci vuole bene.