A cura di Alberto Rovi

La navata del santuario

 

La navata unica della basilica dell’Annunciata, lunga 41 metri, è sviluppata sull’asse della primitiva chiesa, che in origine era orientata in senso opposto, con abside verso la città e facciata rivolta verso il torrente Cosia e le colline occidentali della Spina Verde.


Rispetto all’attuale strada di accesso, il viale Varese, l’asse della navata è obliquo, ma la disposizione della facciata corregge il difetto grazie all’artificio dello spessore della facciata stessa dotata di un piano esterno e un piano interno fra loro non paralleli e di una intercapedine (arch. Luigi Canonica 1824).
La larghezza della navata è quella che già nel primo Seicento veniva definita dall’impostazione delle due cappelle laterali.


Risale al 1761 la realizzazione dell’ampliamento della chiesa con il transetto absidato, progettato dall’architetto Giulio Galliori di Milano, e seguito nell’esecuzione dal capomastro Antonio Nolfi.
Alla tarda fase settecentesca, di data non precisata, ma prima della consacrazione (1785), vanno datate le colossali statue di Re e Profeti a stucco lucido, che imita il marmo bianco, che Stefano Salterio di Laglio realizzò sui pilastri di snodo fra navata e transetto: Giosuè (con lo scudo), Salomone (con il bastone), David (con la cetra) e Mosè (con le tavole). Lo stile rococò di quelle figure poste sui piani obliqui delle pilastrate di cultura architettonica decisamente barocca certo influirono sui successivi interventi dei decoratori dell’Otto e Novecento.


Sul lato destro della navata sporge un elegante pulpito di noce accuratamente intagliato nel 1858 da Ezechiele Trombetta, scultore comasco, che sintetizzerà con gusto eclettico motivi gotici e barocchi.
Nel 1917 la navata fu arricchita da suggestivi quadri a olio della Via Crucis dipinti da Ponziano Loverini di Bergamo.

Nel 1927-29, Gersam Turri di Legnano iniziò la decorazione delle volte e avrebbe dovuto proseguire per il resto della chiesa. Dipinse la volta della prima cupola con l’Assunzione della Vergine, e dipinse anche nel coro dove al suo lavoro, ritenuto troppo lento, si sostituì e sovrappose quello di un pittore concorrente, Mario Albertella.

Sempre di Gersam Turri (1929) è l'affresco della cupola (metri 17 di diametro e 32 di altezza) del transetto che rappresenta la Gloria di Cristo Re tra una moltitudine di Santi, tra cui si riconosce San Girolamo Miani. Sulle quattro vele che reggono la cupola sono rappresentati, in stucco lucido, i profeti che annunciano la passione, tra cui: Isaia "Attritus est propter scelera nostra - Isa.C.LIII", Geremia "Christus Dominus captus est in peccatis nostri(s) - Ierem.Lame.C.IV" e Ezechiele "Salvabo gregem meum - Ez.C.XXXIIX".


La decorazione architettonica neobarocca delle pareti è immediatamente successiva, sempre ad opera di Mario Albertella (1932), che, perseguendo con i motivi scelti per le cappelle del transetto, assecondò con dorature i capitelli compositi delle paraste e dipinse i loro fusti in finta macchiavecchia violacea con una fioritura di cartelle e pendenti dalle frastagliate sagome barocchette a chiaroscuri illusionistici che sembrano stucchi parzialmente dorati (in ocra gialla), e in sapiente accordo cromatico proseguì sulle interposte pareti con quadrature e medaglioni con busti di santi vescovi a monocroma verde.

Contestualmente si pensò ad istoriare l’ampia finestra termale della facciata con una grande vetrata dipinta vivacemente dal medesimo Mario Albertella (1932) che raffigurò il Miracolo delle catene avvenuto nel 1529.

Poco sotto, in controfacciata, un espressivo gruppo ligneo scolpito e dorato del XVII secolo rappresenta la Gloria di San Pietro Celestino portato in cielo dagli angeli, opera di ignoto autore barocco, che certamente occupava un posto assai più visibile quando la chiesa era ancora officiata dai monaci celestini.

 

Dalla cupola del transetto, davanti all'arco trionfale del presbiterio, scende una lampada votiva finemente sbalzata.

Inaugurata nel Novembre 1919 in segno di ringraziamento a un anno dalla conclusione del primo conflitto mondiale, presenta le figure di tre angeli con il volto rivolto al cielo, le ali spiegate e tre cartigli ondulati tra le mani che riportano le parole: “CIVES NOVOCOMENSES – ANNO DOMINI MCMXIX – DEO PACIS EX VOTO SACRA”.